Per gli studenti del Triennio

21 marzo ‘05

 

Per dei giovani che sono avanti nel loro curricolo di studi, più che insistere sulle motivazioni di un percorso di studio, è opportuno ricordare le modalità adeguate per perseguirne gli obiettivi. Allora, ritorno ancora una volta sulla “professione: studente” per ricordare alcuni principi semplici e scontati, ma che, forse per questo, rischiano di essere dimenticati. Ne dirò alcuni,  in modo schematico.

Il primo è stimare lo studio. Uno non arriva a studiare sul serio, se prima non stima lo studio. Non arriva a farsi una cultura (letteraria, scientifica, tecnica), se prima non stima la cultura, se considera tutto ciò inutile e una schiavitù!

Per una vera cultura, sono certamente da apprezzare, oltre che i libri, anche la discussione, il lavoro di gruppo, lo scambio di esperienze. Tutto ciò aiuta ad essere attivi oltre che ricettivi, a manifestare agli altri il nostro pensiero, a interagire.

Mai però venga meno la stima verso il patrimonio culturale che ci è tramandato e che studiamo nei libri. Diceva Pascal: «Colui che è salito sulle spalle di un altro, vedrà più lontano dell'altro, anche se è più piccolo di lui! ».

Una seconda regola è la rinuncia a ciò che impedisce lo studio (anche se si tratta di cose lecite). Separarsi, almeno un pochino da ciò che distrae! Altrimenti, non si studia sul serio. Lo studente è un po’ come l’atleta e deve essere capace di fare delle rinunce. E la prima cosa a cui rinunciare è ciò che è esplicitamente in contrasto con lo studio, che distoglie da esso.

In questo caso, i genitori devono anche saper «tagliare i viveri» ai loro figli.

Un terzo aspetto è la concentrazione, la tranquillità, la vita sana. La mente va fatta riposare e quietare, se si vuol imparare, approfondire e ritenere. Com'è possibile riempire la testa di tutti i personaggi dei rotocalchi, del cinema, del "video", degli sport, così vivaci e invadenti (ma talvolta anche avvilenti), e poi pretendere che essa ritenga le nozioni dei libri di scuola, al confronto così scolorite e scialbe?

Viene, poi, la perseveranza, la sistematicità, la metodicità.

Nella scuola, ma anche nella vita, non basta desiderare, bisogna volere. Non basta cominciare a volere, ma occorre continuare a volere. La sfortuna di un giovane studente, più che la scarsa memoria, è una volontà mediocre. E la fortuna, più che il forte ingegno, è una volontà robusta e tenace. 

Ne deriva, quasi come risultato logico, il prender gusto. Non si può studiare a lungo, se non si prende un po' di gusto allo studio, se lo studio non dà qualche gratificazione. E il gusto non nasce subito, ma dopo. Nei primi tempi c'è sempre qualche ostacolo: la pigrizia da superare, le occupazioni piacevoli che ci attirano di più, la materia difficile. Il gusto viene più tardi, quasi premio per lo sforzo fatto.

Chi vuole ottenere dei risultati, sa che questa è la strada e non esistono scorciatoie!

                                                                                     Don Renato Previtali

                                                                                     Salesiani Don Bosco